Guerra e pace nella scrittura delle donne

Paola Rocchi al Palazzo dei Convegni per i “Frammenti dal Novecento”

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Si è svolto il 24 febbraio al Palazzo dei Convegni l’ultimo appuntamento per l’aggiornamento docenti dell’a.s. 2022 – 2023 del progetto “Frammenti dal Novecento”, organizzato dall’I.I.S. Galilei di Jesi. Anche diversi studenti hanno partecipato all’incontro, dal titolo “Guerra e pace nella scrittura delle donne – Un percorso nella letteratura italiana del secondo dopoguerra”. La relatrice, la prof.ssa Paola Rocchi, docente e autrice presso la casa editrice Loescher, si è così unita alle celebrazioni organizzate dal Comune di Jesi in onore del pacifista Edmondo Marcucci, di cui ricorre il sessantesimo anniversario della morte. La prof.ssa Maria Cristina Casoni, coordinatrice del progetto, ha aperto la serata con la lettura del pensiero di pace del Cardinale Verdier per il 24 febbraio, tratto da “Irene – Calendario della pace” dello stesso Marcucci, in coincidenza con la data d’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina Molte voci femminili iniziarono a farsi sentire sulla tematica della guerra al termine del secondo conflitto mondiale. La presenza femminile è però attestata già nelle guerre Risorgimentali. Della bielorussa Svetlana Aleksievič, Premio Nobel per la Letteratura nel 2015, sono stati letti e commentati brani tratti dalle pagine iniziali di “La guerra non ha un volto di donna”, da cui emerge la constatazione che la letteratura di guerra appartiene ad un mondo tutto al maschile, mentre è rimasta nell’ombra per come vissuta dall’universo femminile. Altre donne che hanno sì parlato di guerra, ma per costruire la pace, sono l’italo-cubana Alba de Céspedes, che partecipò alla Resistenza attraverso la radio con il nome di battaglia “Clorinda”. Tantissimi furono i diari tenuti da donne partigiane, come Ada Gobetti e Joyce Lussu. Difficile e complesso riconoscere una specificità nella narrazione al femminile della guerra, un evento tanto tragico da cambiare l’esistenza per sempre; è ricorrente il tema delle macerie che crollano, ma anche la necessità di evitare la retorica, di non mentire con le parole, come si legge in Natalia Ginzburg e Svetlana Aleksievič. Maria Bellonci, fondatrice con il marito del Premio Strega è da ricordare, oltre che per i romanzi storici, anche per il racconto di guerra “Segni sul muro”. Dal racconto “Il soldato siciliano” di Elsa Morante, tratto da “Lo scialle andaluso”, la guerra risalta in tutta la sua assurdità. Narrare la storia solo dal punto di vista maschile, significa raccontarla al 50%. È tempo ora di combattere i pregiudizi ed aprirsi a temi considerati poco universali, ma in realtà importanti e radicati nel profondo dell’essere umano.

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