La Legge 8 ottobre 2010, nº 170 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati “DSA”.
Il diritto allo studio degli alunni con DSA è garantito mediante molteplici iniziative promosse dal MIUR e attraverso la realizzazione di percorsi individualizzati nell’ambito scolastico. Legge 170/2010.
Importante conoscere le LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI E DEGLI STUDENTI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO ALLEGATE AL DECRETO MINISTERIALE 12 LUGLIO 2011.
– Michele Daloiso, La valutazione linguistica dell’allievo DSA, slide Michele Daloiso, Strumenti per la valutazione linguistica dell’allievo DSA, formazione DEAL, Lombardia 2013
– Ada Valentini, La dislessia e le lingue straniere
– Materiali multimediali del corso Lingue straniere e dislessia evolutiva (UTET)
– Documento Associazione Italiana Dislessia su “Insegnamento/apprendimento delle lingue straniere e DSA”
– Michele Daloiso, Lingue straniere e dislessia, un quadro linguistico e glottodidattico, slide
– Luciana Favaro, Lingua inglese e DSA. Fondamenti teorici e principi per la realizzazione del piano glottodidattico personalizzato
– Carlos Melero, Mezzi informatici per l’accessibilità glottodidattica, articolo
– Verusca Costenaro, Lingue straniere e dislessia, approcci e metodologie per una glottodidattica accessibile, slide
– http://www.necessitaeducativespeciali.it/Materialidocenti/documenti.htm
La vita scolastica di chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento può essere piuttosto difficile, non solo a scuola, ma anche a casa. A scuola il problema è sempre diverso, a seconda sia del tipo di disturbo, sia dell’età e quindi anche della classe frequentata. In linea di massima, si verifica che, nell’ambito dei diversi cicli scolastici, man mano che la classe frequentata cresce (Prima, Seconda, Terza…), con essa crescono i problemi. Le richieste legate all’apprendimento si fanno sempre più importanti e così il disturbo si fa “sentire” sempre di più. Questa tendenza, però, può col tempo cambiare, quando gli studenti, crescendo, tendono a “compensare” i propri disturbi: può accadere (e di fatto accade spesso) che, già nei primi anni di scuola Secondaria di II grado, si assista ad un evidente cambiamento, grazie al quale l’adolescente tende a fare sempre meno fatica. A ciò concorre, da un lato, il fatto che la diagnosi sia stata fatta tempestivamente, e quindi si siano attivati precocemente tutti gli aiuti indispensabili; dall’altro lato, alla compensazione concorrono la crescita e la conoscenza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie possibilità. Ciò consente un’auto regolazione delle strategie di apprendimento, che rendono quest’ultimo sempre più rapido ed efficace.
La diagnosi è comunque elemento indispensabile dalla classe terza elementare in poi, perché consente di individuare la tipologia di disturbo e la “comorbilità”, cioè la presenza contemporanea di più disturbi.
I disturbi specifici dell’apprendimento, riconosciuti tali dalla Consensus Conference, sono: dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia. Da un punto di vista clinico, questi disturbi hanno delle caratteristiche specifiche, per le quali si rimanda alla lettura del documento ufficiale, disponbile sul sito Internet www.istruzione.it
Dal punto di vista dell’insegnamento, contano molto le conseguenze che i disturbi hanno sulla pratica dell’apprendimento.
Le questioni importanti, da comprendere e da affrontare per l’alunno e l’insegnante sono:
• l’uso autonomo della lettura e della scrittura
• l’apprendimento della morfologia e della sintassi
• l’impostazione del discorso scritto ed orale
• la capacità di imparare le forme grammaticali
• la capacità di comprendere un testo, di selezionare le parti importanti, di schematizzarlo, di ricordarlo e di ripeterlo e quindi di studiare
• la capacità di utilizzare la logica e la matematica, di astrarre, di imparare formule e procedure di calcolo di varia natura
• di ricordare i termini specifici legati alla Geometria, alle Scienze, alla Geografia, alla Storia e quant’altro
• la capacità di tenere in ordine il materiale, di ricordare e rispettare le scadenze per la consegna di lavori, di gestire autonomamente la cartella ed il diario.
Quando i disturbi sono associati (comorbilità).
Tenendo conto dell’età, della classe, della severità e della comorbilità con altri disturbi, possiamo individuare alcuni fatti ricorrenti ed osservabili tra gli alunni della scuola primaria e secondaria di I grado.
Di seguito proponiamo una sintetica disanima della questione.
Disturbo e Disturbo visuo spaziale
La Dislessia può essere associata ad un disturbo visuo spaziale, che comporta difficoltà ulteriori nella decodifica di immagini disegnate, grafici, schemi con numeri, organizzazione del foglio e padroneggiamento dello spazio sul banco e nella classe.
Importante sottolineare che: lo studente con dislessia e disturbo visuo spaziale ha difficoltà più o meno importanti sia nel campo della lettura e scrittura, sia nel campo dei concetti topologici principali, della memoria di figure, discernimento delle loro proprietà, memoria di cifre (tabelline ed equivalenze ad esempio), incolonnamento di numeri nelle quattro operazioni, risoluzione di problemi aritmetici e geometrici.
Disturbo e Disturbo visuo spaziale Discalculia
Questi tre disturbi possono essere associati o presentarsi in modo diverso. Ad esempio, l’alunno può NON ESSERE DISLESSICO ma essere DISCALCULICO con disturbo visuo spaziale associato. Tale situazione si presenta abbastanza frequentemente ed ovviamente aggrava le difficoltà del ragazzo. La Discalculia può presentarsi in grado lieve, medio o severo e interessa diverse aree in maniera sempre particolare. Tipicamente si osservano, alla fine del percorso di scuola Primaria: mancato automatismo dei conti con i “numeri amici” che formano sempre 10; insicurezza nella lettura dei numeri e del posizionamento di cifre; difficoltà e a volte impossibilità nel memorizzare le tabelline; mancato apprendimento delle tecniche per il calcolo veloce entro la fine della quinta elementare; mancato automatismo nella lettura dell’orologio; difficoltà nel ricordare la differenza tra i vari tipi di frazione; difficoltà nel riconoscimento automatico dei poligoni e delle loro proprietà entro la fine della quinta. Soprattutto se associata a dislessia, si osserva anche difficoltà nell’interpretazione e risoluzione dei problemi aritmetici.
Per l’alunno con dislessia, l’apprendimento delle Lingue straniere può essere, e di fatto spesso è, un problema particolare.
Infatti, la dislessia comporta difficoltà sia nella lettura che nella memorizzazione delle parole che “non si leggono come si scrivono”. Tratto comune a molte lingue straniere è proprio il fatto che non vi è una corrispondenza diretta tra le parole scritte ed i suoni da pronunciare. Non solo: in molti casi, le parole scritte possono sembrare simili tra loro. Un esempio è in Inglese: What, Where, Why, How, hanno molti grafemi che si ripetono e che possono determinare nello studente con dislessia un’ulteriore difficoltà, sia di lettura, che di scrittura, che di utilizzo corretto.
Queste ed altre difficoltà, legate alla costruzione della frase e più in generale all’apprendimento della grammatica e della sintassi sia italiana che straniera, implicano da parte degli insegnanti uno sforzo in più per proporre la disciplina in modo molto graduale e ponendo molta attenzione agli esercizi di uso della Lingua, più che di grammatica e sintassi.
Per ogni studente con dislessia potrà essere pianificato un intervento di compensazione delle difficoltà e di riduzione del carico delle verifiche sia scritte che orali. Ciò non significa, tuttavia, che lo studente vada esonerato dallo studio e dalla valutazione, anche perché la Lingua straniera è nei curricula di tutti i cicli scolastici e di qualsiasi indirizzo si scelga nella scuola secondaria di secondo grado.
Le valutazioni scritte possono essere proposte, sebbene in forma “ridotta” e modulando la richiesta in base alle possibilità dell’alunno. In taluni casi, per dislessie di grado severo, si possono addirittura evitare le valutazioni scritte, puntando solo sull’orale, ossia sull’uso corretto della Lingua.
E’ sempre opportuno consultare l’équipe che ha formulato la diagnosi prima di procedere ad una scelta così drastica, perché anche lo studente con dislessia può imparare a scrivere e leggere nella Lingua straniera, magari meglio se utilizzando strumenti compensativi come il Pc ed esercitandosi con opportuni software.
È esperienza fin troppo comune a molti adulti di oggi, quella di essersi trovati a riuscire in quasi tutte le materie (o in tutte) di studio, sin dalle elementari, fallendo o arrancando tristemente nell’area della Matematica e della Geometria.
Qualcuno sbagliava i calcoli, qualcun altro non capiva i problemi, altri “sparavano a caso” e qualche volta ci azzeccavano e più spesso no… Capitava ad alcuni bambini, diventati adolescenti, di incontrare poi insegnanti carismatici e motivati che, sapendo porgere la materia, li riconciliavano con quel mondo astratto e buio. Capitava, però: non era la norma.
Non sempre la situazione era così polarizzata tra il capire e il non capire. Molti, credo la maggioranza di noi studenti, quando andavamo alle scuole superiori, qualche “6” riuscivamo a conquistarlo. Chi non aveva copiato, aveva molto studiato, si era molto esercitato, ma non sempre aveva veramente capito. Quindi prendeva 6 perché riusciva a svolgere bene le parti “automatiche” del compito in classe e “parti” di problemi di Geometria di vario genere (razionale, euclidea, analitica…) o “parti” di studio di funzioni.
Chi aveva veramente capito, invece, prendeva dei voti davvero belli e spesso era felice di studiare la matematica.
Tutto ciò però non era considerato un problema. Era normale. Per la Matematica bisognava “essere portati”: o la capivi o non la capivi. Sembrava che il ruolo della didattica non avesse quasi rilevanza per il risultato da noi raggiunto quanto a competenze finali.
Oggi si sta uscendo da questo tipo di impostazione per riuscire a dare una risposta didattica al problema del successo in Matematica sia quando c‘è discalculia, sia quando non c‘è alcun disturbo specifico di apprendimento. L’esigenza di condurre tutti gli alunni ad apprendere questa materia, di capirla e di riuscire ad ottenere buoni risultati è molto sentita dagli insegnanti.
Quando c’è discalculia, la diagnosi può dire alcune cose che aiuteranno l’insegnante ad impostare il lavoro, ricordando che tale disturbo può comportare un accesso difficile al mondo dei numeri e delle formule, impedendo allo studente di “automatizzare” i procedimenti di calcolo e di acquisire le tecniche per il calcolo veloce.
L’uso della calcolatrice e dei formulari di Matematica e di Geometria possono essere molto utili, ma perché vi sia un apprendimento consolidato, l’insegnante può operare in momenti differenziati con la classe e con lo studente lavorando su più fronti:
• Intervenire con un metodo di “lettura consapevole dei segmenti di calcolo”. Ciò ha lo scopo di favorire la presa visione logica di ogni fattore simbolico e della sua collocazione nel fraseggio algoritmico.
• Educare alla scelta delle “proprietà algoritmiche”, per essere consapevoli del bagaglio nozionistico adeguato.
• Educare al metodo della “revisione del regresso”, del controllare la corretta applicazione degli algoritmi nel passaggio precedente, eliminando o diminuendo la distrazione, responsabile dell’errore e della dimenticanza.
Si tratta insomma di usare un metodo “meta cognitivo” che consenta agli studenti di riflettere su ciò che fanno di fronte al quesito di matematica.
L’esperienza dell’alunno è spesso legata ad un senso di fallimento proprio nel “controllo” delle operazioni che svolge. Sembra che il risultato non sia mai quello atteso, anche a fronte di notevoli sforzi e ciò può essere dovuto proprio a carenze nel controllo dei passaggi. Anche l’uso della calcolatrice non risolve del tutto il problema del calcolo, se ad esempio si scrivono i numeri in modo scorretto o non si controlla la verosimiglianza di un risultato.
Dal sito: www.tuttodsa.it
Materiale relativo al corso di formazione tenuto dalla Dott.ssa Isabella Bellagamba, presso l’Istituto Federico II di Jesi.